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In dialogo con: Gin Angri
Chiusa nel 1980, la Ticosa aveva alle spalle una storia più che centenaria. La fabbrica più grande della città, giunta ad avere 2500 maestranze; la fabbrica alla testa dell’industrializzazione della convalle; la fabbrica delle lotte di inizio secolo, e poi dello sciopero antifascista del 1944, e quindi della deportazione di quattro operai e due operaie; la fabbrica del boom economico e della sua crisi. Anche una volta chiusa, la Ticosa ha fatto la storia della città: con la dismissione industriale, con l’acquisto pubblico prima e la cessione ai privati poi, con l’occupazione da parte dei migranti, con i progetti urbanistici e architettonici mai portati avanti, con la bonifica interminabile, con l’abbandono, gli inevitabili parcheggi, i dibattiti, le proposte, e le chiacchiere.
Un quartiere al confine del territorio comunale di Como, lontano dal centro ma con la sua fisionomia, ricca di sfaccettature, spesso sconosciute anche ai residenti.
Con una scelta lungimirante, in occasione del suo Cinquantesimo, il Club Amici di Trecallo ha voluto questo libro non per recuperare ricordi passati mediante vecchie fotografie, ma per valorizzare l’immagine attuale, attraverso un ricco reportage appositamente realizzato dal fotografo Gin Angri.
Un ritratto di luoghi, persone, incontri, occasioni che costruiscono la storia e il futuro del quartiere.
Gin Angri dal 1982, per dieci anni, lavora in Mozambico, prima come responsabile del Centro di Formazione Fotografica, ed in seguito, presso l’Istituto di Comunicazione Sociale di Maputo. Dal ’92 con il suo ritorno in Italia collabora con agenzie fotografiche, seguendo temi di carattere sociale e di attualità.